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Bastano le recensioni degli ospiti al posto delle stelle?

Lorenzo Vidoni, CX Place – Hospitality Manager, ha raccolto i pareri su questo tema di tutti i partecipanti al panel di BTO 2025.

Il mercato è come sempre guidato dagli ospiti, ma sia la domanda che l’offerta sono profondamente cambiate negli ultimi anni. Inoltre, si è persa la fiducia nella classificazione ufficiale degli hotel, spesso percepita come poco rappresentativa della reale qualità del servizio e dell’esperienza offerta.

La Generazione Z, con ogni probabilità, sarà l’ultima a considerare la classificazione per stelle così come la conosciamo oggi. Ci sono anche ospiti che scelgono in base al brand, senza nemmeno preoccuparsi di quante stelle abbia la struttura.

Tutti questi cambiamenti mi portano a riflettere su quanto il sistema di classificazione alberghiera sia ancora davvero rilevante, soprattutto oggi, quando le recensioni online corredate da foto e descrizioni offrono un’immagine molto più concreta e aggiornata delle strutture. Pur nella loro soggettività, se presenti in numero sufficiente, queste recensioni finiscono per rendere, a mio avviso, il sistema tradizionale delle stelle sempre più obsoleto.

L’ospitalità ibrida ci dà un’idea di ottimizzazione di risorse e spazi. È così?

Michael Giuliano – The Social Hub – Regional Director Operations Italy 

Sì, l’ospitalità ibrida è certamente un modello di ottimizzazione di risorse e spazi, e ci permette di utilizzare ogni spazio per varie funzioni: un’area lavoro può essere usata come tale, ma anche per una sfilata, un party, un meeting, una mostra, un mercato, e molto altro ancora. 

Per noi di The Social Hub però, il concetto va ben oltre: significa creare luoghi dove diverse comunità si incontrano, collaborano e crescono insieme. Gli stessi spazi che durante il giorno accolgono studenti o professionisti in coworking, la sera diventano luoghi di networking, eventi culturali o momenti di relax per viaggiatori e residenti. 

Questa fluidità permette non solo di massimizzare l’uso degli ambienti, ma soprattutto di favorire connessioni autentiche tra persone con background diversi. Per noi, l’ospitalità ibrida non è solo efficienza: è la possibilità di trasformare ogni metro quadro in un’occasione di incontro, ogni interazione in un’opportunità di crescita, ogni esperienza in un momento condiviso.

Format ibridi (bleisure, extended stay, co-living): come cambia il brief progettuale?

Giovanni Franceschelli – Architect Founder – Rizoma Architetture

In termini di ospitalità ibrida, il layout funzionale degli spazi comuni, così come delle camere, deve garantire il massimo della flessibilità, per poter ri-configurare in poco tempo e con il minimo sforzo lo spazio, in base alle esigenze mutevoli degli ospiti. 

Una struttura ibrida (sia essa un hotel, un coworking, uno spazio per meeting ed eventi o uno studentato), deve mantenere sempre la porta aperta all’interpretazione da parte dell’utente, sia esso residente o esterno alla struttura. Per queste ragioni, il briefing iniziale in un progetto architettonico e di interior design (senza sottovalutare il lighting design e il progetto degli impianti) deve essere il più possibile versatile e adattabile. Un ristornate all’interno di un hotel è prima di tutto un luogo per le relazioni sociali, è uno spazio di comunità. Può essere usato 24 ore al giorno per attività molto diverse tra loro: mangiare, studiare, lavorare, divertirsi, organizzare una conferenza, una festa, un workshop con i bambini e, perché no, una sfilata di moda. 

Questo principio vale non solo per tutti gli spazi comuni, ma negli anni post-pandemici ritengo sia valido anche per le camere, sia di un hotel che di uno studentato o di un coliving. La camera non è più lo spazio privato e “chiuso” di un tempo, non è certamente il luogo dove dormire e basta. Quante ore di lavoro, video call, pizze, colazioni, riunioni con colleghi, momenti di svago sono possibili all’interno di una stanza di hotel o di uno studentato? Il format ibrido ha rotto gli argini, per questo motivo la progettazione deve essere ancora più precisa, attenta ai bisogni di fasce di persone dalle abitudini molteplici. Tale principio si può applicare solo attraverso un processo di analisi dei possibili usi e dell’experience che vivranno gli ospiti e che il progettista potrà solo suggerire (e non decidere) carefully.

Marketing esperienziale: cosa genera vero valore percepito oltre il prezzo camera?

Irene Niang – CampusX – Community Manager

In un mondo in cui è facile raggiungere e immaginare ogni cosa, gli ospiti di oggi hanno esigenze più profonde e personali. Non è più sufficiente la bellezza visiva o una camera perfettamente pulita: è necessario percepire, sentirsi parte di qualcosa.

La connettività immediata, che da un lato ci avvicina, dall’altro genera solitudine e una minore comprensione di sé.

Per questo ci dedichiamo alla community in modo sempre più strutturato, intesa non come spazio digitale, ma come gruppo reale di individui con gusti, preferenze e soprattutto bisogni.

La community e i professionisti che la compongono hanno come primo compito comprendere, ascoltare e interpretare i desideri degli ospiti, per poi creare esperienze che li leghino tra loro, al territorio e allo spazio circostante.

Il valore nasce dalle emozioni, dai legami e dalle attività che ti fanno sentire parte di una realtà più ampia, non come semplice ospite, ma come protagonista consapevole.

Tutto questo genera, di conseguenza, valore per il brand, rendendolo unico per chi lo vive.

La cross hospitality è davvero il futuro? Quali nuovi trend prevedi?

Martina Manescalchi – Hospitality Consultant | Journalist | Author | Speaker

La cross hospitality non è il futuro: è il presente che ci bussa alla porta mentre siamo ancora lì a lucidare le stelle della facciata. L’hotel smette di essere un semplice fornitore di camere e diventa un ecosistema in cui si intrecciano funzioni, tempi e pubblici diversi. Perché è cambiato il modo di viaggiare e, con lui, il concetto stesso di vacanza: non più pausa netta dal quotidiano, ma un continuo incrocio tra lavoro, tempo libero e relazioni. I trend? Il bleisure che manda in tilt l’idea di “business vs leisure”, l’extended stay che porta a gestire ospiti quasi-residenti, i format ibridi che obbligano a rivedere spazi e servizi. E non è un gioco per pochi visionari: prima o poi toccherà a tutti, dal boutique hotel patinato al tre stelle con moquette che ha visto tempi migliori. La cross hospitality è buon senso travestito da innovazione: ignorarla non significa restare fermi, significa restare indietro. Non servono stelle in più, servono idee in più. 

L’articolo riguarda il topic “Hospitality” ed è stata curata da Nicola Zoppi, coordinatore scientifico del tema, e da Roberta Milano, responsabile editoriale di BTO.
Ti aspettiamo a BTO – Be Travel Onlife per ascoltare dal vivo Lorenzo Vidoni.
L’appuntamento è a Firenze l’11 e 12 novembre 2025.