
BTO – Be Travel Onlife ha deciso di innovare il proprio Social Media Team includendo un gruppo di giovani per portare una prospettiva nuova, autentica e curiosa sul turismo digitale. Questa scelta non è solo generazionale, ma è motivata dalla convinzione che la comunicazione turistica debba contaminarsi con visioni, linguaggi e sguardi diversi — quelli di chi vive naturalmente gli spazi digitali. POV: il punto di vista di questi giovani, molti dei quali alla prima esperienza in BTO, sarà spontaneo e prezioso. BTO ritiene siano una risorsa straordinaria, da stimolare e ascoltare: non sono la generazione del futuro, sono la “generazione del presente”. In loro c’è la voglia di osservare e di raccontare il turismo con linguaggi nuovi, tra storytelling, video brevi, interattività, partecipazione e di dare voce a una generazione che viaggia in modo diverso, più consapevole e più interconnesso.
Abbiamo voluto incontrarli e intervistarli, prima che la Stazione Leopolda di Firenze apra le porte. Giulia Buselli, Alexander Di Renzo, Ottavio De Gregorio e Federica Lucente: quattro giovani comunicatori che sono stati selezionati nel Social Media Team di BTO 2025, quattro modi diversi di interpretare il viaggio e il racconto digitale. Ecco cosa ci hanno raccontato.
1. “Cross Travel” non è solo contaminazione di destinazioni, ma anche di linguaggi, esperienze e pubblici. Qual è, secondo te, la contaminazione più interessante o necessaria oggi nel mondo del turismo digitale?
Giulia: “La contaminazione più necessaria nel mondo del turismo digitale è quella che guarda e tiene conto delle diversità. Infatti, troppo spesso le destinazioni di viaggio, i musei e le esperienze non vengono narrate dal punto di vista di una persona diversamente abile. Sono pochi i musei e le destinazioni che si promuovono ad un pubblico non udente e/o con difficoltà visive o motorie. Per fare un altro esempio su questa criticità possiamo vedere come sono pochi, per non dire quasi inesistenti, i video social realizzati in LIS (lingua italiana dei segni)
Un turismo veramente “cross” e moderno, che unisca davvero e non crei barriere, passa dalla capacità di essere veramente inclusivo e grazie alle nuove tecnologie basate sull’AI oggi il settore Travel e il mondo dell’Ho.Re.Ca può e deve essere in grado di dare risposte anche alle coppie, alle famiglie con un componente diversamente abile, ma anche e soprattutto alle persone con disabilità che decidono di intraprendere un viaggio in solitaria.”
Alexander: “Per me il Cross Travel è anche Cross Journey: un viaggio che non finisce quando torni a casa, ma che continua dentro di te. La contaminazione più interessante è tra viaggio e trasformazione personale, tra il vedere e il diventare. Il turismo oggi non è più solo esperienza, è crescita: impari a rallentare, a ritrovare energia, a vivere con più equilibrio.
È quello che sto esplorando con un progetto chiamato Healing Luxury: un modo di viaggiare che trasforma il tempo in autenticità, benessere e ricordi che restano.”
Ottavio: “Oggi la contaminazione più interessante è quella tra comunità locali e linguaggi digitali autentici. Il turismo non può più essere una vetrina, ma un dialogo: servono storie raccontate dal basso, da chi vive i luoghi, e viaggiatori che partecipano, non solo consumano.
È lì che il digitale diventa cultura, e il viaggio diventa relazione.”
Federica: “Mi affascina la contaminazione tra territori e persone: chi racconta un luogo lo attraversa con il proprio sguardo e con le proprie emozioni, e questo genera nuove forme di linguaggio che spesso non si trovano in determinati contenuti che guardiamo.
Nel turismo digitale, la contaminazione più potente è quella tra blogger e creatori di contenuti e realtà locali, questo porta a lavorare insieme, unire professionalità e racconto, trasformare una destinazione in un’esperienza condivisa, emozionale ed autentica.”
2. Tu sei parte della generazione che racconta i viaggi più che viverli “in silenzio”. Come si può evitare che il racconto digitale del turismo diventi solo estetica e tornare a una narrazione autentica, utile e ispirante?
Giulia: “Questa è la più grande sfida della nostra generazione. Bisogna dire però che la gen Z e la gen Alpha stanno abbandonando le piattaforme social e le narrative tipiche dei Millennials fatta di foto instagrammabili e patinate a favore di social dove l’autenticità la fa da padrone.
Sicuramente però, un primo modo per tornare ad una narrazione autentica, utile ed ispirante e quindi spingere le persone a cambiare il loro modo di viaggiare, è iniziare a cambiare il modo in cui tutti noi (non solo i Content Creator e gli Influencer) raccontiamo i nostri viaggi online. Tutti noi dovremmo infatti impegnarci a mostrare le città che scopriamo in viaggio come spazi vivi fatti di persone e non come sfondi instagrammabili per le nostre foto ricordo.”
Alexander: “Penso che la chiave sia spostare l’attenzione da cosa mostri a cosa senti. Noi della Gen Z non vogliamo solo fare “belle” foto, ma condividere ciò che ci cambia. I contenuti più forti non sono perfetti, sono veri. Quando racconti un viaggio con uno scopo, per ispirare nuove abitudini, per mostrare un modo diverso di stare bene o di connetterti con la natura, il digitale smette di essere superficie e diventa un mezzo per evolvere.”
Ottavio: “Siamo stati abituati, sin dal boom dei social – basti pensare a Instagram con il formato polaroid – a curare più l’estetica che il significato di ciò che raccontiamo.
Per tornare a una narrazione autentica credo serva abbandonare la logica della riprova sociale, dei like e dei follower, e concentrarsi invece su ciò che un luogo e le persone che lo abitano ci trasmettono davvero. Solo così il racconto digitale torna ad avere valore: non per mostrare, ma per tramandare.”
Federica: “Raccontare un viaggio non è solo un atto estetico, ma un atto di responsabilità nei confronti del luogo che ci ospiterà.
Oggi chi crea contenuti nel turismo ha il potere e il dovere di influenzare scelte, comportamenti e immaginari sempre in modo consapevole e rispettoso.
L’autenticità nasce quando smettiamo di voler apparire e iniziamo a trasmettere valore senza aver dei contenuti mordi e fuggi, ma diamo più valore alla conoscenza, rispetto per i luoghi, curiosità per le persone. È questo che rende un racconto digitale non solo bello, ma anche necessario e che arricchisce la propria mente.”
3. Se potessi portare un solo concetto o valore della tua generazione dentro BTO, quale sarebbe — e come cambierebbe il modo di pensare al turismo?
Giulia: “Inventiva. Penso che questo concetto, portato avanti dalla mia generazione, in realtà abbia già cambiato moltissimo il modo di pensare al turismo. Basti pensare al fatto che 10 anni fa non esistevano Content Creator, Influencer, Tiktoker e Youtuber di viaggio. Le destinazioni in precedenza si raccontavano ai viaggiatori tramite le agenzie di viaggio, queste scoprivano le varie destinazioni, compagine aeree, catene alberghiere etc. attraverso le fiere di settore… Oggi invece grazie ai social si possono scoprire infinite realtà e destinazioni e con una facile ricerca su Google in pochi minuti si può organizzare un viaggio. La mia generazione quindi non solo ha avuto la capacità e l’inventiva di creare nuovi lavori che fino a pochi anni fa non esistevano, ma è stata anche in grado di capovolgere il modo di viaggiare ed interfacciarsi alle destinazioni”.
Alexander: “Porterei il valore dell’autenticità. La mia generazione non vuole pacchetti o promesse: vuole esperienze vere, sostenibili, umane. Se il turismo imparasse a parlare con sincerità, a mostrare anche le imperfezioni dei luoghi e delle persone, cambierebbe tutto. Diventerebbe un settore che non vende viaggi, ma trasformazioni reali.”
Ottavio: “Siamo una generazione che può partire, ma non si sradica: torna, racconta, porta competenze nuove e restituisce valore ai luoghi da cui proviene.
Nel turismo questo significa riscoprire il vicino prima del lontano, dare voce alle comunità e costruire esperienze che non “consumano” un luogo, ma lo rafforzano.
È un turismo di vicinanze: emotive, culturali e geografiche. Un turismo che parte da casa, e ci fa sentire parte di qualcosa. Non solo ospiti, ma custodi.”
Federica: “Porterei dentro BTO la lentezza, intesa non come rallentamento, ma come modo di vedere. La mia generazione ha bisogno di tempo per sentire, per capire dove si trova e cosa lascia dietro di sé in ogni viaggio. Se il turismo recuperasse questo ritmo, tornerebbe a essere un incontro non una corsa contro il tempo o un feed da riempire solo per il gusto di essere stata in quel posto.”
4. Immagina BTO 2026: cosa ti piacerebbe vedere come evoluzione del racconto digitale dell’evento rispetto a quest’anno?
Giulia: “In primo luogo mi piacerebbe vedere o ascoltare dei panel di aziende e persone che si impegnano nel rendere il turismo più accogliente ed inclusivo per tutti oppure sentire l’esperienza di chi ha deciso di continuare a esplorare il mondo e non farsi condizionare dalla propria disabilità come ad esempio Diego Gastaldi (documentarista di Kilimangiaro) o Giulia Lamarca (content creator che ha viaggiato in lungo e in largo per l’Asia in carrozzina insieme ai suoi figli) e che ogni giorno condividono i loro viaggi ed il loro punto di vista sul mondo dei viaggi, creando una narrazione diversa da quella dominante sui social.
In secondo luogo mi piacerebbe trovare dei workshop dove il visitatore di BTO può imparare nuove competenze o sperimentare insieme ad esperti di AI, turismo, Marketing etc. Penso ad esempio a dei workshop dove poter imparare ad usare l’AI nel turismo enogastronomico o nel mondo alberghiero ma non solo… Sarebbe bello quindi vedere nel 2026 un BTO che non sia solo uno spazio di discussione, dove degli esperti parlano e i visitatori ascoltano, ma anche un luogo dove il visitatore apprende competenze spendibili nel lavoro, sperimenta e si confronta in modo attivo con gli altri visitatori.”
Alexander: “Penso sinceramente che BTO sia uno dei pochi eventi che parli davvero di Cross Travel e che abbia come obiettivo autentico quello di capire e coinvolgere le nuove generazioni.
Mi piacerebbe vederlo andare ancora più in quella direzione, creando spazi di conversazione veri tra generazioni. Perché il futuro del turismo e del marketing non è nello scontro di visioni, ma nella contaminazione reciproca: giovani e professionisti più esperti che costruiscono insieme nuovi modi di raccontare e vivere il viaggio.”
Ottavio: “Un racconto digitale ancora più vicino ai linguaggi contemporanei: non solo panel, ma format partecipativi, creators coinvolti nella co-narrazione, casi studio di startup e destinazioni che stanno sperimentando nuovi modi di raccontare i luoghi.
Un’attenzione speciale ai giovani, a come influenzano le scelte di viaggio, alla cultura TikTok, ai contenuti UGC.”
Federica: “Cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe che il racconto digitale di BTO diventasse sempre più partecipato e multidimensionale. Non solo copertura dell’evento, ma un dialogo continuo tra chi comunica e chi vive il turismo al livello di professionisti, territori, giovani, e creativi.
Immagino un BTO 2026 capace di unire storytelling e sperimentazione, con linguaggi che si contaminano con video, suoni, parole, esperienze live per costruire una narrazione collettiva, autentica e contemporanea del turismo.”
L’intervista, realizzata da Alex Bianchi, Special Guest del Social Media Team e speaker, è solo la prima tappa.
Dopo l’evento BTO, si tornerà a incontrare i quattro giovani (Alexander, Giulia, Federica e Ottavio) per raccogliere le loro impressioni post-evento: cosa hanno scoperto, cosa li ha sorpresi e cosa porteranno con sé della loro esperienza.
Perché “Cross Travel” è anche unire generazioni.
Ed ascoltare i giovani è forse la forma più autentica di innovazione che possiamo abbracciare.